PHOTO 2025 07 29 17 53 32Nel mese di agosto 2025 avrà inizio una campagna di comunicazione sul progetto di restauro dell’Arco di Fontegiusta con l'intenzione di coinvolgere, emotivamente, il rione di Camollia e la città tutta in questa importante iniziativa finalizzata alla cura e valorizzazione del territorio. Verrà istituito un punto informativo in prossimità dell’Arco, ove illustrare il progetto e le sue modalità di realizzazione con disegni, schemi, video.

L’Associazione KAMULLIA E.T.S. , rifacendosi ai principi di solidarietà e di etica ispiratori delle Contrade, ha lo scopo di svolgere attività volte alla valorizzazione del patrimonio storico monumentale e alla conservazione/restauro dei beni immobili presenti nel territorio della Contrada dell’Istrice.

Negli anni trascorsi, l’Associazione ha curato il restauro dei tabernacoli del vicolo dello Sportello e di Via del Pignattello, della lapide “Caduti della Prima guerra mondiale” di Via Camollia e del Sottarco dell’Antica Porta di Pescaia; da ultimo ha realizzato la Pista dei barberi, in travertino, posta nei giardini del Circolo Il Leone.

Il progetto che intendiamo ora portare avanti è finalizzato al restauro dell’Arco di Fontegiusta, nel cuore di Camollia, per ripristinare le facciate della sua imponente struttura, facendone rivivere colori e materiali, ridando vigore all’iscrizione dorata dedicata nel 1589 alla Madonna, eliminando anche le piante e l’erba che vi sono cresciuti e le deturpano.

Affrontiamo con entusiasmo questo progetto, anche perché siamo fiduciosi che esso possa coinvolgere l’intero rione, vista la possibilità di concorrere a ridare dignità e splendore ad un monumento peculiare per il territorio che si vive e si frequenta: come contradaioli, o fedeli della Chiesa di Santa Maria in Portico a Fontegiusta, o residenti e operatori economici, ma anche semplici cittadini: un obiettivo che riteniamo possa essere identitario.

Il percorso finora affrontato è stato piuttosto complesso, innanzitutto per l’impossibilità di individuare la proprietà dell’Arco che potesse fornirci il “titolo” per intervenire. Ora che l’Arco è stato acquisito nel patrimonio immobiliare del Comune (delibera del Consiglio comunale, all’unanimità, del marzo 2025) e la Soprintendenza Archeologica di Siena ha potuto autorizzare l’intervento di restauro, Kamullia ETS siglerà con l’Amministrazione comunale un “Patto di collaborazione” attraverso il quale l’Arco sarà affidato all’Associazione per l’esecuzione dei lavori. Una grossa responsabilità, oltre che un rilevante investimento, che ci sentiamo di affrontare perché l’Arco merita di essere riscoperto e apprezzato nella sua maestosità e bellezza. “ALZA LO SGUARDO PER RIAMMIRARE L’ARCO” , recita il titolo del nostro progetto.

Anche la Fondazione Monte dei Paschi ha riconosciuto l’importanza dell’opera e dell’iniziativa, concedendo un contributo nella misura individuale massima prevista dal bando “Let’s Art!” del 2024, pari a € 20 mila. Tale cofinanziamento sarà erogato a condizione che l’Associazione raggiunga un pari importo di raccolta fondi, attraverso donazioni in denaro e donazioni di servizi e prestazioni professionali, oltre ai contributi 5 per mille già ricevuti in sede di dichiarazione dei redditi.

Su questo versante siamo certi che non mancherà il necessario sostegno da parte di coloro che sentiranno di condividere il progetto. Le donazioni in denaro - qualunque ammontare sarà prezioso - potranno essere effettuate tramite bonifico all’IBAN di Kamullia ETS: IT13N 01030 14217 000 000 575189 con causale “restauro Arco di Fontegiusta” o con versamento diretto agli incaricati dell’Associazione (con contestuale rilascio di ricevuta).

Grazie a tutti, di cuore. Kamullia E.T.S.

Note storico - artistiche, a cura di Mauro Civai

La storia dell’Arco di Fontegiusta è strettamente connessa a quelle della sottostante Chiesa di Santa Maria in Portico e della Compagnia di Fontegiusta.

La chiesa fu eretta nell’ultimo scorcio del secolo XV, principalmente in due successive fasi costruttive, sopra una preesistente cappella innalzata in corrispondenza di un’immagine della Madonna ritenuta miracolosa dopo che, nel 1434, l’esule fiorentino Giovanni Gianfigliazzi, vittima di una gravissima aggressione, aveva attribuito la sua sopravvivenza all’intercessione della Santa Vergine.

La Compagnia di Fontegiusta, operante nella zona con un piccolo nucleo di devoti fin dal 1358, nel 1478 era stata riconosciuta con atto papale e l’anno seguente aveva manifestato al Governo senese l’intenzione di edificare un monumento di maggiore dimensione e di aspetto più nobile come degna cornice della santa immagine della Madonna.

I lavori, favoriti da cospicui sostegni finanziari indotti dalla devozione alla Vergine, andarono avanti, sotto la direzione dell’architetto Cristoforo Fedeli da Como, fino al 1482 per poi riprendere nel 1484, quando fu acquistato un orto per poter ampliare l’edificio, che era peraltro già in grado di accogliere le sacre funzioni con accesso dalla porta posta sul lato sinistro, in via Malizia, ancora oggi esistente. In seguito, venne appunto completata l’ultima campata della chiesa dove fu aperto il portale principale.

L’Arco
Secondo il Canonico Alberto Marelli, autore dello studio tuttora più completo dedicato al complesso di Fontegiusta per quanto risalente al 1909, i confratelli della Compagnia, nel 1589, per facilitare ai numerosissimi devoti l'accesso alla chiesa, comprarono “…alcune modeste case poste dalla parte della strada maestra che conduce direttamente alla porta Camullia e vi aprirono una strada, rendendola praticabile. Inoltre, a capo della stessa strada eressero un arco non privo di una certa eleganza, sul quale a caratteri in rame dorato posero il distico che tuttora vi si legge:

MATER INEXHAUSTO PIETATIS FONTE REDUNDAT  IUSTA ILLI SOBOLES HIC MONIMENTA LOCAT  AN. DO. M. D. LXXXIX”
La Madre ridonda di una sorgente inesauribile di pietà a lei la prole dedica qui un giusto monumento    Anno Domini 1589.

La Confraternita intendeva così avvicinare maggiormente il tempio alla città ponendolo in diretta comunicazione con la principale via cittadina, per quanto l’arco fosse dotato di un infisso che veniva chiuso nelle ore notturne e che è rimasto in essere, come vedremo, fino a tempi a noi più vicini.

Da un documento del 1674, oggi conservato all’Archivio di Stato senese (Patrimonio resti ecclesiastici n.1016, 1488-1732) risulta inoltre che la Confraternita provvide in quell’anno alla risistemazione della “piaggia”, dove furono rivoltati per taglio i mattoni rendendola più praticabile e fu restaurato il portone a capo della via. Fu probabilmente nell’occasione che l’arco venne riabbellito secondo la moda del barocco maturo imperante all’epoca, con la realizzazione del coronamento che ancora lo conclude.

Da ulteriori carte dell’archivio della Confraternita si apprende che l’arco fu ulteriormente sottoposto a un intervento di “ripulitura” nell’estate del 1853, grazie alle oblazioni dei confratelli e dei cittadini della zona.

Nulla risulta successivamente dall’archivio della Confraternita. Ciò lascia presumere che, anche in conseguenza dell’affermazione in epoca post-unitaria di una mentalità più “laica” e dell’assunzione da parte del Comune moderno, peraltro di istituzione ancora recente a quel momento (1786), di un ruolo più immanente ed efficace nelle vicende cittadine, che la zona di accesso alla chiesa di Fontegiusta, fino allora considerata parte del complesso ecclesiastico, abbia perso rapidamente questa caratteristica per entrare a pieno titolo tra gli spazi comuni ai cittadini senesi, anche a seguito della definitiva eliminazione dell’infisso di chiusura in legno e della lastricatura della “piaggia”, in sostituzione della pavimentazione a mattoni ormai anacronistica e obsoleta, con ogni evidenza realizzata dall’Amministrazione Comunale.

Il grande arco di Fontegiusta che, come detto, fu eretto sia per facilitare l’accesso alla chiesa sottostante sia per dare maggiore risalto alla facciata che si apre sul fondo, è realizzato prevalentemente in laterizio con la base in pietra ed è caratterizzato da due lesene laterali concluse da capitelli. Sulla parte superiore, di epoca successiva, si apre un grande timpano triangolare con una nicchia centrale, raccordato da due volute e concluso alla sommità da un timpano spezzato.

Pure la faccia retrostante presenta alla sommità una nicchia, anch’essa recante tracce di decorazione, al momento non decifrabile dato il deperimento della superficie intonacata.