Sabato 26 novembre 2016
Sabato 26 novembre 2016 la Kamullia Onlus ha organizzato una passeggiata sulle orme del Pinturicchio. Dall’oratorio della Contrada Sovrana dell'Istrice fino alla Libreria Piccolomini in Duomo accompagnati dalla signora Rita Ceccarelli, guida turistica.
L’inizio della visita è stato nel Salone del Circolo Il Leone, dove abbiamo guardato le slides relative alle immagini del nostro territorio all’epoca del Pinturicchio, tra il XV e XVI secolo: affreschi, biccherne, dipinti su tela, selezionate ad arte dalla nostra accompagnatrice per ricrearci l’atmosfera del tempo.
Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio nacque a Perugia nel 1454 circa, viaggiò e lasciò il segno del suo talento in molte città d'Italia, a Roma dalla Cappella Sistina a S. Maria in Ara Coeli e poi Perugia, ma noi ovviamente conosciamo bene il lavoro svolto a Siena nella Libereria Piccolomini in Cattedrale con le Storie di Pio II, il Papa umanista.
Fu protagonista di un'epoca di fasti e ciò nonostante morì senza onori, sepolto a Siena, nella parrocchia di Santi Vincenzo e Anastasio, dove risiedeva, l’11 dicembre 1513. Proprio nella nostra chiesa ci siamo spostati per visitare il luogo della sepoltura e fermarsi di fronte al busto che lo ritrae. Il racconto della biografia del pittore, arricchito con gli aneddoti raccontati, hanno allietato questo momento.
Una lunga passeggiata ci ha portato a visitare la grande opera del Pinturicchio, gli affreschi che decorano le pareti della Libreria Piccolomini in Cattedrale, raccontanti con riferimenti al nostro territorio, sempre riconoscibile nelle pitture del Pinturicchio, ma non solo, ci siamo soffermati attentamente anche sulla ricerca delle figure ritratte negli affreschi stessi, fonte di ispirazione per le monture della nostra contrada.
Egina Duchini
Un breve racconto sul pittore e sul territorio che gli ha dato la sepoltura.
Bernardino di Betto, detto Pinturicchio, era piccolo di statura, un po' sordo e malaticcio, ma grande nell'arte.
Da Perugia, dove nacque, viaggiò e lasciò il segno del suo talento in molte città d'Italia con opere celebri, come quelle nella Cappella Sistina o nella Libreria Piccolomini. Fu protagonista di un'epoca di fasti e ciò nonostante morì senza onori, fu sepolto a Siena, nella parrocchia di San Vincenzo, dove risiedeva.
Com'era Camollia quando lui visse lì? Cosa c'era allora che non esiste più e cosa è cambiato dopo di lui? Grazie alle tavolette di Biccherna ed altri dipinti, come quello di Giovanni di Lorenzo Cini che rappresenta la Madonna che protegge Siena durante la battaglia di Camollia del 1526, possiamo ricostruire con numerosi particolari la disposizione delle strutture difensive dell' Antiporto, la Castellaccia accanto alla chiesa di San Basilio, entrambe demolite nel 1554, la chiesa del Santo Sepolcro e l'antemurale di Camollia. All'interno delle mura c'erano le torri Villani e Sevaioli, il campanile di San Bartolomeo e di San Pietro alla Magione, che riconosciamo anche nel prezioso dipinto di Martino di Bartolomeo con la miracolosa apparizione della Madonna del 1457. Nel famoso affresco della Libreria Piccolomini si riconoscono inoltre la Torre del Mangia e il Duomo, oltre che la colonna che celebra l'incontro tra l'imperatore Federico III e Eleonora d'Aragona.
Quella Siena che vide Pinturicchio nel 1502, quando fu chiamato dal Cardinale Francesco Todeschini Piccolomini, non era molto diversa da quella che vediamo ancora oggi. Subito le distanze temporali si accorciano, così come ci testimoniano i monumenti anche il pittore ci sembra vivo e attivo per le strade del rione. Abitava in Piazza Paparoni, nel palazzo che fu del Papa Alessandro III, ce lo racconta Sigismondo Tizio, rettore di San Vincenzo, che ci riporta anche le sue tristi vicende personali. Pinturicchio finì i suoi giorni in solitudine, dimenticato dai figli, segregato in casa dalla moglie Grania, infedele, lamentandosi di morire di fame. Morì nella notte tra l'11 e il 12 dicembre del 1513, la moglie non rispettò le sue volontà di essere seppellito in San Francesco, così fu sepolto in forma anonima. Solo nel 1830 l'abate Luigi de Angelis fece apporre una lapide nella chiesa di San Vincenzo come atto di riparazione. Nei tre testamenti lasciati da Pinturicchio si evince che la sua vita privata fu assai deprimente, la suocera era così fastidiosa da indurlo a pagarle una dote affinché se ne andasse a vivere altrove, la moglie Grania lo tradiva con Gerolamo di Polo, detto il Paffa, il quale si era impegnato a sposare la figlia Clelia e ad aiutare il suocero come si conviene, ma invece la tresca di Paffo con madre e figlia fu una grave umiliazione per Bernardino, che non ebbe eredi maschi e non poté godere degli onori che avrebbe meritato grazie alla sua brillante carriera. Le sue opere per papi e cardinali, per importanti famiglie a Roma e in Umbria, la sua eccellente tecnica ed elegante pittura avevano sempre saputo accontentare esigenti committenti, come la famiglia Bufalini, Borgia, Della Rovere o Baglioni, nonché i senesi Petrucci e Piccolomini. Aveva collaborato con Perugino e Raffaello. Scorrendo le immagini delle sue opere si apprezza il suo percorso artistico e intellettuale che gli dette fama e ricchezza. Eppure neanche il Vasari fu benevolo con lui, fu anzi spietato dichiarando che il suo nome ebbe maggior fama di quanto non meritassero le opere. Vasari lo denigrò anche raccontando un episodio, forse privo di fondamento, secondo il quale una volta, ospite dei frati di San Francesco, Bernardino infastidito da un vecchio cassone nella sua camera, chiese malamente ai frati di portarglielo via. Nello spostamento il cassone si ruppe rivelando al suo interno 500 ducati d'oro, un tesoro che divenne proprietà dei frati, procurando notevole stizza al pittore.
Infine sappiamo che Pinturicchio amò Siena, che elesse a sua seconda patria, chiedendo anche alla Balìa di essere esentato dalle tasse per i suoi meriti artistici e Siena lo ricambiò attraverso importanti committenze, come la celebre Libreria Piccolomini o gli affreschi della Cappella di San Giovanni e la tarsia marmorea del Colle della Virtù all'interno della Cattedrale. Pinturicchio sfoggiò le sue conoscenze nel campo della cultura classica con il ciclo realizzato nel palazzo del Magnifico Pandolfo Petrucci, oggi purtoppo disperso nei musei di Londra e New York.
La Contrada dell'Istrice ha mantenuta viva la memoria di questo grande artista nella cadenza delle celebrazioni per le quali si è unita alla città di Perugia e nella realizzazione delle monture ispirate ai suoi dipinti, da quelle del Viligiardi del 1928 a quelle più recenti.
Rita Ceccarelli